Vittoria Alliata di Villafranca, nobildonna siciliana, scrittrice e studiosa del mondo arabo.

Vittoria Alliata di Villafranca, nobildonna palermitana, ma anche donna di cultura, traduttrice di Tolkien, islamista e quindi esperta del mondo arabo. In Italia è spesso ricordata come “Vicky la traduttrice di scritti arabi”. Discendente della famiglia Alliata, è la figlia del principe Francesco Alliata di Villafranca ed è cugina di Dacia Maraini. È nota come traduttrice italiana del romanzo “Il signore degli Anelli” di J. R. R Tolkien, a partire dagli anni settanta ha iniziato la pubblicazione di alcuni libri di gran successo, ispirati a viaggi nel Vicino Oriente, in Africa, in Asia, con particolare interesse per la condizione femminile. I suoi libri contengono lucide analisi sul mondo islamico, il più celebre è “Harem, memorie d’Arabia di una nobildonna siciliana”, pubblicato da Garzanti nel 1980.

La scrittrice ha parlato delle reali condizioni in cui vivono le donne arabe, con le quali lei stessa ha vissuto condividendone la quotidianità e le diverse condizioni di vita. In una conferenza organizzata dal locale circolo italiano femminile aveva come sua tematica: “Femminismo e sacralità nell’islàm, per il risveglio, insieme, del pensiero mediterraneo” (8 Marzo 2012 ).

Lei afferma: “ Le donne arabe sono donne molto autonome dal punto di vista economico, in grado di essere padrone del proprio presente principalmente, sono come loro stesse amano definirsi “ costruttrici del domani, un domani, un futuro, che non appartiene solo a loro ma ai loro figli e perché no, anche ai loro uomini. Non sono mancati i riferimenti ai paesi arabi dove alla donna non vengono concessi i più elementari diritti, soprattutto il divieto di votare o il divieto di guidare l’automobile. Non sono tutte rose e fiori per le donne arabe, di questo ne siamo tutti consapevoli. La legge purtroppo è in mano ad alcuni uomini che la interpretano in modo del tutto soggettivo.” (Questa è chiaramente la sua considerazione personale ).

Secondo questa scrittrice il Corano protegge l’individualità della donna e le accorda lo stesso status e gli stessi diritti dell’uomo. Dunque, il Corano dice che mai la donna deve essere oppressa. Ella deve essere trattata gentilmente e delicatamente.

Ha collaborato con prestigiosi periodici e quotidiani italiani e stranieri, scrivendo decine e decine di articoli, ha pubblicato libri istruttivi, documentati quanto affascinanti, reportages preziosi, ha allestito mostre e happenings, accumulato e filtrato esperienze sul campo, tenuto conferenze, eppure il logorroico web tace. Nel ’91, anno della “Tempesta nel deserto”, si schierò con il fronte del no alla guerra con Paolo Liguori (direttore del Sabato, di cui era collaboratrice), Franco Cardini, Massimo Borghesi ed altri intellettuali “dialoganti”. Poi, a novembre dello stesso anno, partecipò al seminario “Oriente e Occidente: conflitti e attraversamenti”, organizzato all’università romana di Tor Vergata da Viceversa, l’associazione culturale animata da Umberto Croppi, Stefano Lanna e Mauro Verro. In quell’occasione Vittoria Alliata si confrontò con Giano Accame, Marco Tarchi, Elemire Zolla, Massimo Di Nunzio, Adolfo Moranti, Mario Perniola, Giacomo Marramao e Marcello Veneziani. Da allora, salvo interventi estemporanei, sembrerebbe aver scelto il silenzio. Del resto, dopo lunghi anni di permanenza in Medio Oriente, così aveva scritto ad un’amica: «Ero partita per scrivere sulle donne arabe, solo ora che sono una donna araba, intravedo i vantaggi del silenzio. Continuate pure ad immaginarci stupide, oppresse e ignoranti».

La comprensione approfondita delle sue opere mette in evidenza, una pellegrina appassionata, che ha messo in gioco se stessa nella conoscenza delle popolazioni del Medio Oriente. E con le sue genti, ha condiviso pasti e preghiere; ha vissuto con le loro donne, le ha profondamente studiate ed a queste donne Vittoria dedica i suoi scritti.

Di Soumaya Bourougaaoui

 

2018-06-08T20:43:02+02:0013 Giugno 2017|

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