L’arabo: strumento della Storia

Sesta lingua ufficiale delle Nazioni Unite, la lingua araba è il ponte tra l’Occidente moderno ed il suo passato: senza gli arabi, le opere della cultura greca, quelle cinesi, persiane, siriache ed indiane non sarebbero sopravvissute.
Questo “ponte” prende il nome di Madrasa (scuola coranica), nata per trasmettere l’ilm (conoscenza) in assenza di un clero depositario dell’ortodossia nella religione islamica.
Nell’epoca preislamica, la penisola arabica era abitata da diversi gruppi di beduini e mercanti nomadi che già conoscevano la lingua, ma fu l’ampliamento della penisola a portare all’arabizzazione di vaste zone: i popoli con lingua diversa si adattarono al bilinguismo seppur mantenendo la cultura, per via della diffusione del Corano, libro sacro dell’Islam, che ancora oggi viene considerato l’archetipo linguistico.
La fede in questo libro sacro è ciò che ha spinto le comunità beduine bellicose a formare una unità, che è stata capace di conquistare in solo un secolo i territori tra Spagna ed Afganistan: tra 635 e 642 d.C. gli arabi conquistarono l’attuale Vicino Oriente (Egitto, Siria, Persia) ed in particolare la capitale della cultura greca, Alessandria.
Da questo momento ebbe inizio la grandissima opera di traduzione all’arabo dei testi greci e siriaci: inizialmente sotto al regno del califfato Omayade, poi sotto quello del califfato Abbaside.
E’ proprio sotto alla dinastia Abbaside (VIII e IX secolo) che viene fondata Bagdad, nuova capitale e crocevia culturale con grande diffusione della conoscenza, anche grazie ai metodi di produzione della carta appresi dai cinesi.
I califfi Abbasidi erano favorevoli allo studio della sapienza di altri popoli per appropriarsi dei loro strumenti culturali: lo studio della filosofia è concepito come mezzo per capire meglio la rivelazione divina. I principali autori a cui attingeva la teologia islamica erano Platone ed Aristotele, ma nelle biblioteche arabe erano consultati e tradotti anche altri manoscritti tra cui quelli di Euclide, Tolomeo, e dei filosofi arabi come Al-Kindi, Al-Farabi ed Ibn Sina (Avicenna).
Il IX secolo conobbe anche la fondazione di una Madrasa in Marocco, nella città di Fes, oggi conosciuta come Università Al-Qarawiyyin (la più antica del mondo ancora in attività); a volerla fu una ricca ereditiera, Fatima Al-Fihri, che intendeva donare un luogo di culto e di cultura alla sua città di adozione.
Oggi, dopo 15 secoli, l’arabo è fattore unificante dei 21 Paesi della Lega Araba. In questi troviamo una forte diglossia: è presente la versione moderna della lingua, molto vicina ai registri classici del Corano e della letteratura medievale ed impiegata in situazioni formali o per la scrittura. Dall’altra parte ci sono i dialetti colloquiali che presentano una notevole differenza tra quelli occidentali (Maghreb) ed orientali (egiziano, sirio-libanese, iracheno). A ridurre le distanze tra i dialetti ci pensa la cinematografia egiziana e la diffusione delle canzoni maghrebine, che facilitano la comunicazione ed il senso di appartenenza ad una Ummah più vasta.
A mantenere l’identità della lingua araba attraverso la storia è quindi stata la religione, in cui è percepita come strumento di unità, ma anche l’ ampia diffusione culturale ed artistica della stessa attraverso lo sviluppo della grafia che assume un valore espressivo più che funzionale.

Di Safaa Mataich

2017-05-10T11:15:13+02:0010 Maggio 2017|

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