Pasolini e lo Yemen

Vi chiederete che cosa possa legare un luogo cosi remoto e misterioso, come lo Yemen, a Pier Paolo Pasolini.

PasoliniYemenLe domande da porsi in realtà sono ben poche per chi conosce lo scrittore, anzi si può vedere nello Yemen il posto ideale, la meta tanto ricercata da Pasolini, tant’è che disse: ‘’Lo Yemen, architettonicamente, è il paese più bello del mondo. Sana’a, la capitale, una Venezia selvaggia sulla polvere senza San Marco e senza la Giudecca, una città-forma, la cui bellezza non risiede nei deperibili monumenti, ma nell’incompatibile disegno… è uno dei miei sogni’’.

 Pasolini rimase cosi colpito dalla bellezza del paese e dalla maestosità della sua capitale Sana’a che nell’ottobre del 1970, durante un suo viaggio di lavoro nello Yemen, decise di girare un breve documentario intitolato “Le mura di Sana’a” in forma di appello all’UNESCO sulla capitale.

Il motivo principale che spinse lo scrittore a girare questo filmato fu quello di salvaguardare e preservare la ‘’grande bellezza’’ del paese e in particolare Sana’a e il suo centro storico caratterizzato da monumenti unici nel loro genere come i grattacieli di Sana’a, i primi nella storia dell’umanità.

In realtà, andando ad analizzare un po’ più a fondo il documentario, si percepisce una forte denuncia di Pasolini verso il capitalismo che in quegli anni si faceva strada nel paese andando a contaminare il suo aspetto medievale che rese lo Yemen un luogo cosi sconosciuto ed incontaminato da secoli.

Di seguito una breve intervista di Pasolini in cui spiegò i motivi principali che lo spinsero a girare il documentario:

Era l’ultima domenica che passavamo a Sana’a, capitale dello Yemen del Nord”, disse Pasolini. “Avevo un po’ di pellicola avanzata dalle riprese del film. Teoricamente non avrei dovuto possedere l’energia per mettermi a fare anche questo documentario; e neanche la forza fisica, che è il requisito minimo. Invece energia e forza fisica mi son bastate, o perlomeno le ho fatte bastare. Ci tenevo troppo a girare questo documento. 

Si tratterà forse di una deformazione professionale, ma i problemi di Sana’a li sentivo come problemi miei. La deturpazione che come una lebbra la sta invadendo, mi feriva come un dolore, una rabbia, un senso di impotenza e nel tempo stesso un febbrile desiderio di far qualcosa, da cui sono stato perentoriamente costretto a filmare […] Ma è chiaro che se volessi veramente ottenere qualcosa, dovrei dedicare a questo scopo la mia intera vita. Son cose che qualche volta si pensano ma poi non si fanno. Frustrazione terribile, ma consolata dal pensiero che ci sono persone che, in realtà, per mestiere dovrebbero occuparsi di questi problemi e che dunque la responsabilità è dovuta a loro […] 

Ma intanto ogni giorno che passa è un pezzo delle mura di Sana’a che crolla o vien nascosto da una catapecchia ‘moderna’. […] È uno dei miei sogni occuparmi di salvare Sana’a ed altre città, i loro centri storici: per questo sogno mi batterò, cercherò che intervenga l’UNESCO”. 

Fortunatamente l’appello di Pasolini fu accolto positivamente dall’UNESCO e nel 1986 la città vecchia di Sana’a venne dichiarata patrimonio dell’umanità.

Ma purtroppo, al giorno d’oggi, lo Yemen e la sua capitale vivono una sanguinosa guerra, Sana’a giorno dopo giorno sta cadendo a pezzi, i suoi siti che tanto l’hanno resa famosa e tanto hanno affascinato Pasolini se ne stanno andando via, distrutti, vaporizzati da una guerra inutile che ignora la sua storia millenaria e ignora il meticoloso lavoro che Pasolini fece e che la portò ad essere patrimonio dell’UNESCO.

Questo documentario non deve finire nel dimenticatoio anzi deve essere vivido nelle nostre menti affinché riecheggi ai giorni nostri.

 

 

 

sanaafine

 

2017-05-10T10:43:13+02:001 Settembre 2016|

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