Zahra o la nostalgia

 

Aut aut

Il ramo dove ebbi per molto casa
rinasce morendo da una radice
e si biforca:
da una parte un destino che sorride
dall’altra una donna.

(Dalla raccolta “Zahra o la nostalgia”)

 

Nel corso della vita capita spesso che l’essere umano si trovi di fronte a un bivio senza sapere quale strada percorrere. Non sempre questa biforcazione ci pone davanti ad un cammino migliore e ad uno peggiore, anzi, il più delle volte hanno il medesimo valore. Era l’inizio del 2007 quando mi trovai indeciso davanti ad un bivio: da una parte un viaggio nell’ignoto, verso l’Italia, alimentato dalla speranza di poter studiare e avere un futuro migliore, dall’altra la casa, la famiglia, l’affetto materno, tutto ciò che avevo conosciuto fino a quel momento. Non è banale il fatto che, in una duplice scelta, un’opzione escluda l’altra: ormai sono in Italia da tredici anni e da altrettanto tempo Casablanca e Zahra non sono più la mia casa, non fanno più parte della mia quotidianità, ma sono vivi dentro di me.

Zahra, mia nonna, è la stella d’infanzia, la presenza che accompagna ogni essere umano sin dalla nascita, un punto di riferimento cui tornare ogni volta che si perde la direzione. È simbolo di un mondo diverso da quello presente, senza tempo e senza spazio, imperfetto quanto armonioso. Un luogo incontaminato dove rifugiarsi, la casa di chi non ha o non vuole avere radici.

Zahra, nella raccolta, non solo è la donna amata, ma è anche la terra natale, la patria. La sua immagine diviene un tutt’uno con il ricordo di una cultura, di una spiritualità e di un misticismo lontani. L’intento è stato quello di scomporre tutta la complessità delle emozioni e dei sentimenti, per tornare a una semplicità che riesca a descrivere in modo chiaro il rapporto con Zahra, un linguaggio che pure lei avrebbe compreso se fosse stata ancora viva. Queste poesie appartengono alla notte, nascono al crepuscolo delle esperienze; non sono state scritte per raccontarle, ma per prenderne le distanze.  Poesie che sono constatazione di ciò che non si compie, che vivono alla fine perché è solo alla fine che si intravede la verità nascosta nell’interiorità di ognuno. La loro funzione è contenuta nella loro brevità: concepite come sfogo di fine giornata, come lamento sotto la luna dopo un lungo viaggio, esse sono una conclusione, un tentativo di tregua, una ricerca di leggerezza e distacco dalla confusione che la vita ci pone davanti. Zahra, perciò, è anche simbolo di questa ricerca, è la stessa semplicità e purezza della vita, che talvolta ci sfugge, in un mondo fatto di ambizione e di competizione. Scrivere pensando a lei significa fuggire da un mondo dominato dalla velocità e dalla paura che il tempo sfugga, paura che ci porta spesso a perdere contatto con la realtà, in una frenesia che ci lascia senza pace. L’immagine della dedicataria è tanto viva da diventare interlocutore. Le poesie della raccolta sono infatti un continuo dialogo con lei, un confronto tra passato e presente. L’occhio ed il cuore sono sempre rivolti al passato, alla ricerca di verità che possano spiegare il presente. E Zahra è la sorgente di queste verità.

 

Di Mohamed Amine Bour

 

 

(Immagine di Sara Mohamed)

 

La raccolta di poesie “Zahra o la nostalgia” è reperibile al seguente link:    https://www.amazon.it/dp/B08FP7LG55

2020-10-05T22:24:30+02:005 Ottobre 2020|

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